Disturbo da Dismorfismo Corporeo (prima denominato Dismorfofobia – vedi altro articolo su Medicitalia).
Il dimorfismo corporeo è un disturbo mentale in cui non si può smettere di pensare a uno o più difetti “percepiti” nel proprio aspetto che non siano conformi agli standard e che – si crede – stimolino giudizi sgradevoli altrui su di sé. Tali difetti che, per altri, sono minori o non osservabili, sono invece talmente reali per chi li avverte da comportare grande imbarazzo e ansia, al punto da evitare le relazioni sociali.
Quando soffri di disturbi di dismorfismo corporeo, sei ossessionato profondamente dall’aspetto e dall’immagine del tuo corpo (vedi “Concetto di bellezza e influenza culturale” pubblicato su Medicitalia), controllandolo ripetutamente allo specchio, curandolo o cercando rassicurazioni, a volte per molte ore al giorno. Il tuo difetto percepito e i comportamenti ripetitivi ti causano un disagio significativo e influiscono sulla tua capacità di gestire positivamente la tua vita quotidiana.
Puoi cercare pseudo-soluzioni nella cosmetica o nella chirurgia estetica per tentare di “aggiustare” il tuo difetto percepito. A seguito degli (pseudo) interventi potresti provare una temporanea soddisfazione. Tuttavia, l’ansia non tarda a tornare più forte di prima spingendoti a ricominciare tutto daccapo.
Il trattamento del disturbo da dismorfismo corporeo può includere la psicoterapia e la cura farmacologica.
Segni e sintomi del disturbo:
• Essere estremamente preoccupato di un difetto (percepito) nel proprio aspetto;
• Forte convinzione che hai un difetto che ti rende sgradevole o deformato;
• Credi che gli altri prendano in particolare considerazione il tuo aspetto in modo dispregiativo o che si prendano gioco di te;
• Impegnarsi in comportamenti volti a fissare o nascondere il difetto (percepito) cui è difficile resistere, come ad esempio guardarsi frequentemente allo specchio, pulirsi eccessivamente e stuzzicarsi la pelle;
• Tentativi tesi a nascondere i difetti (percepiti) con il trucco o con il vestiario;
• Confrontarsi costantemente con gli altri;
• Cercare negli altri parole di rassicurazione circa il tuo aspetto;
• Avere tendenze perfezioniste;
• Difficoltà nelle relazioni personali, evitando anche i contesti sociali e lavorativi.
Potresti ossessionarti su una o più parti del tuo corpo:
• Viso (naso, occhi, carnagione, rughe, acne e altro);
• Capelli;
• Mani e piedi;
• Aspetto della pelle e delle vene;
• Dimensione imperfetta del seno;
• Dimensione e tono muscolare;
• Genitali.
Il disturbo inizia tipicamente nei primi anni dell’adolescenza (età media 16 anni) e colpisce sia i maschi che le femmine. L’ossessione che il proprio corpo sia troppo piccolo o non sufficientemente muscoloso (dismorfismo muscolare) si verifica quasi esclusivamente nei maschi.
Il disturbo è presente con una incidenza che varia dal 9% al 12% nei pazienti con problemi dermatologici, dal 3% al 53% nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia estetica, dall’8% al 37% in soggetti con disturbo ossessivo compulsivo, dal 10 al 13% nei soggetti con fobia sociale e dal 14% al 42% in quelli con disturbo depressivo maggiore (Fonte APA anno di rilevazione 2014).
La vergogna e l’imbarazzo riguardo alla tua immagine corporea potrebbero impedirti di cercare assistenza. Ma se ti senti a disagio per il tuo aspetto, consulta il tuo medico o un professionista della salute mentale.
Tale disturbo non migliora da solo e, se non curato, può peggiorare nel tempo, causando depressione grave e ansia, includendo anche le potenziali complicazioni come pensieri e comportamenti violenti verso se stessi e gli altri. Un’altra considerazione deve essere posta alle spese eccessive che dovrebbero coprire o nascondere tali difetti, ma che in realtà – come già scritto – sono illusioni temporanee.
Non è noto, specificamente, ciò che causa il dimorfismo corporeo. Esso può derivare da concause, come ad esempio:
• Costituzione neuronale – Anomalie nella struttura cerebrale o nella neurochimica possono avere un ruolo determinante;
• Fattori genetici – Alcuni studi dimostrano che è più comune nelle persone i cui parenti di sangue hanno anche questa condizione o un disturbo ossessivo-compulsivo.
• Ambiente e fattori culturali – Il tuo ambiente sociale e familiare, le esperienze di vita e la cultura possono contribuire al disturbo da dismorfismo corporeo, specialmente se implicano valutazioni sociali negative, o abusi subiti nell’infanzia.
Alcuni fattori sembrano aumentare il rischio di sviluppare tale disturbo, tra cui:
• Avere parenti di sangue con stessi sintomi o con disturbo ossessivo-compulsivo;
• Esperienze di vita negative, come derisione e traumi infantili;
• Alcuni tratti della personalità, in particolare il perfezionismo;
• Pressione sociale e/o avere aspettative (dagli altri) sulla tua bellezza esteriore;
• Avere altri disturbi, come ansia o depressione.
Complicazioni che possono essere causate o associate al dimorfismo corporeo:
• Depressione maggiore o altri disturbi dell’umore;
• Pensieri o comportamenti suicidari;
• Disturbi d’ansia;
• Problemi di salute derivanti da comportamenti malsani posti in essere per cercare di migliorarsi;
• Disturbo ossessivo compulsivo;
• Abuso di sostanze.
Non esiste un modo noto per prevenire tale disturbo. Tuttavia, poiché esso inizia spesso nei primi anni dell’adolescenza, identificarlo e iniziare il trattamento precocemente può essere di grande beneficio.
Il trattamento psicologico può mirare alla rielaborazione cognitiva e al riesame del proprio giudizio dei difetti percepiti e agli errori di valutazione che indurranno il soggetto alla naturale accettazione della propria identità.
Il trattamento di mantenimento a lungo termine può anche aiutare a prevenire una ricaduta dei sintomi del disturbo stesso.
Nota Bene: La Psicologa Erika Salonia propone argomenti di pertinenza psicologica, con l’obiettivo di sensibilizzare i lettori alla cultura della salute mentale, per promuovere il cambiamento e il benessere psicofisico, migliorare la qualità della vita, stimolare le risorse delle persone e dei contesti e, soprattutto, per impedire che il disagio divenga malattia.
Gli articoli pubblicati in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il confronto diretto con il proprio medico.
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