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Se Narciso, il personaggio mitologico che si innamora della sua stessa immagine riflessa in uno specchio d’acqua e muore cadendo nel lago in cui si specchiava, avesse vissuto oggi avrebbe inondato i social network dei suoi selfie in cui sarebbe apparso in primo piano mostrando il suo fisico invidiabile e la sua vita perfetta.
Viviamo nell’Era della Tecnologia dell’Informazione in cui il Narcisismo, come lo conoscevamo (opposto dell’amor proprio), si è evoluto – o involuto dipende dal punto di vista dell’osservatore – ed è penetrato nel tessuto sociale in profondità grazie alla tecnologia e ai nuovi mezzi di comunicazione offerti dai social network: chiediamo l’approvazione degli “amici” – anche se sarebbe più appropriato dire “chi ti segue” – per sentirci bene con noi stessi. E ogni volta che riceviamo un “Mi piace” o un “Like”, il nostro Ego cresce. Per ottenere quei “Mi piace” molte persone proiettano una versione idealizzata di se stessi, ostentando il personaggio che vorrebbero essere e non quello che sono realmente.
Con l’arrivo delle tecnologie dell’informazione, in particolare dei social network, il narcisismo digitale è proliferato. È un insieme di pratiche comunicative tipiche del Pianeta 2.0 basate su un’egocentricità così accentuata che, talvolta, confina con il patologico.
Il narciso 2.0 si esprime attraverso una serie di comportamenti “estremi”: come pubblicare post e scattare un gran numero di selfie per condividere momenti, anche molto intimi, della sua vita, praticamente ogni giorno.
La condivisione – o meglio, la condivisione eccessiva – è il modo in cui i narcisisti informatizzati devono esistere nel mondo. Postare una loro foto/video è diventato un gesto istantaneo e istintivo, ovvero è una naturale estensione di se stessi. Mostrarsi in maniera spettacolare è il modo principale di esserci: esistono solo se possono essere guardati, riconosciuti e apprezzati.
Pertanto, l’estimità (manifestazione esteriore di aspetti della propria intimità, al fine di raccogliere consenso e accrescere la stima di sé – Treccani) online ha uno scopo specifico: cercare l’approvazione e l’ammirazione, che si misura attraverso la quantità di “Mi piace” per ogni foto/post e i complimenti ricevuti che confermano l’immagine e l’idea che si vuole trasmettere di se stessi.
Questo crea un ciclo che si autoalimenta, soprattutto quando si ricevono risposte positive, confermando la Teoria degli usi e delle gratificazioni, che afferma che più una persona percepisce che un mezzo soddisfa alcuni dei suoi bisogni, più lo utilizzerà esattamente per quello scopo, specialmente se crede di non essere in grado di soddisfare gli stessi nel mondo reale.
Di recente, il noto social network di proprietà di Facebook, Instagram ha comunicato ai numerosi utenti che avrebbe oscurato i “Like” delle foto pubblicate, mantenendoli visibili solo agli autori. La decisione ha scatenato, ovviamente, il malcontento generale, poiché se è vero che il titolare del profilo può quantificare il numero dei Like e compiacersi di se stesso è vero anche che non può esibire, agli altri utenti, la propria popolarità e il consenso generale ricevuto.
Il costante desiderio di ricevere immediata approvazione rende queste persone ferocemente competitive, facendogli vivere permanentemente uno stato di irrequietezza e di latente perenne insoddisfazione.
Il narcisista moderno trova nei frequentatori dei social network i “mezzi” ideali per soddisfare i suoi bisogni. Alcuni ricercatori hanno scoperto che i due terzi delle persone tendono a utilizzarli principalmente per pubblicare selfie, il che dimostra che essi fungono da moltiplicatori del desiderio di essere al centro dell’attenzione e soddisfare quel profondo bisogno di ammirazione.
Nella stessa ricerca è stato anche valutato, per la prima volta, che i partecipanti che erano soliti pubblicare un numero eccessivo di selfie, mostravano il 25% in più di tratti narcisistici, andando oltre il limite clinico di quello che è considerato un disturbo narcisistico di personalità.
Un altro studio ha concluso che i social network attraggono principalmente narcisisti vulnerabili, ovvero coloro che si sentono più insicuri e che hanno minore autostima, poiché nell’ambiente online si sentono più protetti che nelle interazioni reali.
Con le tecnologie che trascendono le distanze, si crea una presenza costante. Si ha la sensazione che l’Altro sia “immediatamente presente” ma allo stesso tempo “implicitamente inesistente”. È un paradosso, perché il fatto che gli altri possano essere presenti – senza esserlo fisicamente – quasi immediatamente, rende inutile l’esercizio mentale di immaginare l’altro.
Non abbiamo bisogno di immaginare cosa possiamo avere praticamente davanti a noi. Ma il virtuale non è completamente reale. La dicotomia implicherebbe la caduta dell’Altro lasciando il posto a un rafforzamento dello speculare, del narcisismo. L’assenza dell’altro si traduce in persone ossessivamente preoccupate per se stesse, che, di fronte alla paura della solitudine e dell’impotenza, sono tormentate dall’angoscia esistenziale che deriva dall’essere più connessi ma soli.
Tale tipologia di narcisismo sarebbe, dopo tutto, l’espressione di un egocentrismo estremo alimentato dall’angoscia esistenziale che genera una società individualista e competitiva in cui le persone sono valutate meno per ciò che sono e più per ciò che appaiono. Possiamo affermare, quindi, che la nostra società non è costruita verso l’interno ma verso l’esterno, lasciando l’interno così vuoto che deve essere riempito da tanti “Mi piace o Like” riferiti a immagini che rappresentano ciò che vorremmo essere, ma non ciò che siamo in realtà.
È importante essere consapevoli del fatto che è difficile, se non impossibile, “salvare” coloro che non vogliono essere salvati, in quanto si dovrebbe porre in essere prima un processo di demolizione e poi di riconsiderazione individuale e per fare questo è necessaria la partecipazione attiva del soggetto.
I narcisisti digitali dovrebbero tenere presente, tuttavia, che l’immagine che stanno proiettando non è realistica e, pertanto, l’approvazione che ricevono è correlata a quella maschera, non a loro stessi. Ciò porterebbe ad una terribile quanto catastrofica delusione che li farebbero disconnettere completamente dal mondo, sia digitale che reale.
Lasciare che l’autostima e l’umore fluttuino in base alla quantità di “Mi piace” che ha ricevuto l’ultimo selfie o post implica mettersi completamente nelle mani di una massa spietata che a volte può diventare particolarmente crudele. La personalità narcisistica, contrariamente a quanto molti pensano, non è organizzata per essere a prova di proiettile, ma è una fragile armatura di vetro.
Il modo migliore per sbarazzarsi del narcisismo 2.0 è imparare a disconnettersi e a ri-connettersi con il mondo reale. Non si tratta di abbandonare i social network, ma di usarli nella giusta misura.
Il bisogno di essere autentici è una virtù ma anche un buon antidoto per ignorare i pseudo benefici del narcisismo dei tempi moderni.
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