Erika Salonia Psicologa (Messina)
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Fake News e Bufale sulla Salute mentale

Una bugia è come una palla di neve: quanto più rotola tanto più s'ingrossa.

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FAKE NEWS E BUFALE SULLA SALUTE MENTALE

Ecco le credenze popolari che riguardano la salute mentale (fonte Portale ISSalute).

Salute mentale - bufaleNon esiste una malattia chiamata “esaurimento nervoso”: con questa espressione si caratterizzano tutta una serie di sintomi che sono riferibili ai disturbi dell’umore, come la depressione o la distimia, o ai disturbi d’ansia accomunati da uno stato di stanchezza e debolezza fisica e mentale.

Tra i sintomi che possono verificarsi annoveriamo il senso eccessivo di fatica dopo uno sforzo mentale, le difficoltà di concentrazione, i dolori, la debolezza fisica, le difficoltà a rilassarsi, le vertigini, l’insonnia, le cefalee, l’umore irritabile, etc.
Si stima che, in Italia, l’11,2% della popolazione soffra di depressione (con una prevalenza maggiore nelle donne).
Qualsiasi sia la causa che abbia portato al cosiddetto “esaurimento nervoso” occorre affrontare il problema consultando il proprio medico che, dopo aver valutato l’insieme dei sintomi, predispone una corretta terapia sia da un punto di vista psicologico (psicoterapia) che farmacologico (somministrazione di ansiolitici e antidepressivi sotto stretto controllo medico).

Salute mentale - bufaleLa maggioranza dei suicidi è preceduta da segnali di allarme che possono essere sia verbali che comportamentali.

Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno circa 1 milione di persone muore per suicidio nel mondo. Il fenomeno è, però, caratterizzato da un’ampia variabilità geografica e l’Italia si colloca tra i Paesi del mondo a più basso rischio di suicidio.
Il genere maschile, l’età anziana, la presenza di un disturbo psichiatrico e l’abuso di sostanze, rappresentano i principali fattori di rischio nell’ideazione suicidaria. L’aver attuato un precedente tentativo di suicidio, specie mediante impiccagione o annegamento, risulta fortemente associato con il rischio della ripetizione dell’atto con esiti letali. Fattori di tipo culturale, ambientale e socio-demografico giocano un ruolo nel determinare la variabilità geografica del suicidio che, oltre a causare la perdita di vite umane, è un atto che si ripercuote pesantemente sulla rete familiare e sociale del soggetto.
Fondamentale, per la prevenzione è riuscire a capire i principali segnali di allarme quali, pensieri di morte, l’umore depresso, i cambiamenti di comportamento o di umore repentini, le alterazioni delle abitudini, il trascurare il proprio aspetto esteriore, l’isolamento individuale e sociale, l’aumento del consumo di alcool e droghe e l’autolesionismo, storie di traumi e abusi o suicidi di familiari, precedenti tentativi di suicidio, tendenze impulsive e/o aggressive, perdita di lavoro o di ingenti quantità di denaro, mancanza di relazioni sociali, facile accesso ad armi e mancato accesso alle cure.
Il riconoscimento precoce dei segnali di allarme consente un intervento sanitario efficace.


► SERVIZIO PER LA PREVENZIONE DEL SUICIDIO

Salute mentale - bufalePsichiatra, neurologo e psicologo rappresentano tre differenti tipologie di professionisti con ruoli e attività ben distinte tra loro.

Lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria che si occupa della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali (schizofrenia, disturbi dell’umore, di personalità etc.).
Il neurologo, invece, è un medico specializzato in neurologia che, a differenza dello psichiatra, si occupa delle patologie del Sistema Nervoso Centrale da un punto di vista organico: sclerosi multipla, demenze, ictus, Parkinson, Sclerosi Laterale Amiotrofica-SLA, miopatie, epilessie ed altro. Entrambi sono in grado sia di prescrivere farmaci (anche psicofarmaci) che di richiedere e valutare esami clinici (elettroencefalogramma, TAC etc.). Lo psichiatra, inoltre, con il suo titolo di specialista, può anche esercitare la psicoterapia.
Il neuropsichiatra, invece, è colui che ha entrambe le specializzazioni (o solamente quella di neuropsichiatria infantile nel caso si occupi di bambini), mentre con il termine psicoterapeuta si intendono tutti quei medici (anche psichiatri per avere un’ulteriore abilitazione rispetto al titolo conseguito con la specializzazione) e psicologi che conseguono il titolo dopo aver seguito la scuola di psicoterapia.
Gli psicologi sono laureati in psicologia e, quindi, non possono prescrivere farmaci o dare indicazioni di tipo medico. Essi possono effettuare interventi per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico (Legge 56/89 Ordinamento della professione di psicologo).

Salute mentale - bufaleIl disturbo da gioco d’azzardo non è un vizio, ma una malattia (chiamata anche ludopatia) caratterizzata dal mancato controllo dell’impulso ad impegnare ripetutamente somme di denaro in giochi il cui risultato è basato sul caso.

Secondo stime americane, la ludopatia può interessare fino al 2-4% della popolazione, con tassi maggiori (fino al 6-9%) tra i giovani (1).
Tale patologia rappresenta una condizione molto seria che può arrivare a distruggere la vita. Il giocatore d’azzardo non riesce a smettere di giocare, cerca in tutti i modi di procurarsi (a volte illecitamente) il denaro per scommettere, alza sempre di più la posta, insegue le proprie perdite tentando di rifarsi e nega a sé e agli altri la sua condizione riuscendo anche a compromettere relazioni importanti e il lavoro.
L’insorgenza della malattia può essere facilitata da alcune situazioni come lo stress e la sensazione di solitudine, ma può anche capitare che la permanenza in sale da gioco, casinò e bar avvicini il giocatore ad alcune sostanze (come alcool o droghe) che riducono il proprio autocontrollo.
Il disturbo da gioco d’azzardo si può trattare con la psicoterapia, la terapia farmacologica e con gruppi di auto-aiuto. Il primo passo è, però, riconoscere la malattia!
Poiché spesso chi è affetto non è in grado di farlo, è necessario l’aiuto e il supporto di familiari e amici affinché venga indirizzato presso specialisti o centri specializzati in grado di trattarlo.

Salute mentale - bufaleEssendo esperti nel comportamento umano, gli psicologi sono quei professionisti a cui bisogna rivolgersi quando si vuole salvaguardare la propria salute mentale, ovvero il proprio benessere emozionale, psicologico e sociale.
Gli psicologi sono in grado di aiutare ad identificare i problemi di cui si è afflitti e di individuare strategie per affrontarli. Il rivolgersi a psicologi, quindi, non significa essere “deboli”, ma aver preso coscienza del problema e della possibilità di poter riprendere in mano la propria vita quando non si riesce a farlo da soli.

La nostra salute mentale riguarda non solo il nostro modo di pensare e come ci sentiamo e agiamo, ma anche come affrontiamo la vita, le scelte e gestiamo lo stress.
Se determinate situazioni stressanti non vengono gestite in maniera adeguata possono portare a disturbi mentali più seri. Alcuni studi hanno evidenziato che negli Stati Uniti si stima che solo il 17% della popolazione adulta presenti uno stato di salute mentale ottimale e che il 25% soffra di una malattia mentale. Poiché tali percentuali sono destinate a crescere, ciò che va assolutamente ricordato è che la salute mentale non rappresenta solo l’assenza di disturbi mentali, ma che essa è parte integrante della nostra salute e per questo va salvaguardata e promossa.
Inoltre, fondamentale è cercare sempre di trovare il proprio benessere mentale e sviluppare una certa capacità di recupero che giova sia al nostro benessere fisico che a coloro che ci stanno intorno.

Salute mentale - bufaleI Centri di Salute Mentale (CSM) si caratterizzano come luoghi di incontro e di scambio, offrendo prestazioni, interventi e programmi sia per le persone con disagio e/o disturbo psichico che per i familiari e per coloro che collaborano con quanti si occupano di problemi legati alla sofferenza psichica (medici di medicina generale, associazioni, volontari etc). Ai CSM, quindi, non si rivolgono i “matti”, ma tutti i cittadini per se stessi o per un proprio familiare e tutti quelli che per professione (medici di base, insegnanti etc.) possono trovarsi a contatto con persone che hanno un disagio psichico o con i loro familiari.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con l’espressione “salute mentale” si intende quello stato di benessere emotivo e psicologico con cui ciascun individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive ed emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze di ogni giorno, stabilire relazioni con altri individui e affrontare le sfide quotidiane. I CSM sono caratterizzati dalla presenza di équipe professionali che attuano interventi personalizzati ed integrati di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento sociale, ambulatoriali, domiciliari, “di rete” ed, eventualmente, anche residenziali al fine di assicurare la continuità terapeutica. Le équipe sono formate da medici psichiatri, psicologi, assistenti sociali ed infermieri che collaborano con i medici di medicina generale e con gli altri servizi del distretto. Purtroppo, la maggior parte delle persone non sono in trattamento, in quanto l’accesso allo stesso è reso difficile dal pregiudizio e dalle accezioni negative connesse al mondo della malattia mentale che blocca la possibilità di migliorare la propria condizione con il rischio di maggiore segregazione dalla società.

Salute mentale - bufaleLa depressione è una malattia, oggi considerata largamente curabile, causata dall’interazione di fattori genetici, ambientali, biologici e psicosociali. Questa patologia può essere curata e la sola forza di volontà non basta; è necessario, infatti, rivolgersi a degli specialisti che attueranno interventi specifici, appropriati ed integrati di tipo terapeutico e di supporto psicologico. Fondamentale è riuscire a riconoscere la depressione ed il suo stato di gravità già dai primi segnali di allarme in quanto, spesso, essa viene sottovalutata.

I disturbi depressivi vengono inquadrati nell’ambito dei disturbi dell’umore e includono quadri clinici tra loro diversi. Essa si presenta con umore caratterizzato da sentimenti di tristezza e sensazione di vuoto interiore, perdita di interesse e piacere, sensi di colpa e autosvalutazione, disturbi del sonno e anomalie della condotta alimentare, astenia e scarsa capacità di concentrazione. Questi problemi possono diventare cronici o ricorrenti e possono condurre a una sostanziale compromissione della capacità di prendersi cura delle proprie responsabilità nella vita quotidiana.
L’11% degli italiani è affetto da depressione e le donne risultano coinvolte in percentuale doppia rispetto agli uomini. Ne risulta affetto anche il 2% dei bambini e il 4% degli adolescenti.
I trattamenti a cui si ricorre possono essere farmacologici o psicoterapeutici. Nel nostro Paese meno di 1/3 dei pazienti affetti ricorre alle cure in tempi consoni. Questo ritardo può portare ad un peggioramento dei sintomi con ricadute pesanti sulla salute del paziente e sul benessere di chi lo circonda sia a livello familiare che lavorativo.

Salute mentale - bufaleMolti studi hanno dimostrato che la maggior parte degli individui con disturbi mentali migliora curandosi, riuscendo a recuperare il proprio stato di benessere psicofisico.

La percentuale di coloro che, tramite adeguato supporto riescono ad avere una significativa riduzione dei sintomi, un miglioramento della qualità della vita e una soddisfacente indipendenza, si stima che sia tra il 70-90%. Oggi esistono trattamenti efficaci sia per disturbi mentali lievi che per patologie più gravi come la schizofrenia; l’importante è intervenire precocemente affinché possano con il tempo migliorare la loro condizione. Gli interventi che possono essere effettuati nelle diverse condizioni sono: trattamenti farmacologici (antipsicotici nei disturbi schizofrenici, stabilizzatori dell’umore nei disturbi bipolari, antidepressivi nei disturbi depressivi); trattamenti psicosociali (psicoterapia, psicoeducazione) riabilitazione, insegnamento di attività sociali e partecipazione a gruppi di mutuo-aiuto. Bisogna, però, sottolineare che l’efficacia di un qualsiasi trattamento è variabile da individuo ad individuo e dipende dalla situazione in cui egli si trova.
Gli scopi di tali interventi sono finalizzati al miglioramento della propria salute e del proprio benessere, alla conduzione di una vita autonoma e al raggiungimento del proprio potenziale. Nonostante un’alta prevalenza dei disturbi mentali, purtroppo, solo una minoranza riceve un aiuto qualificato. Ciò avviene, spesso, a causa della discriminazione che circonda tali pazienti per i quali tanto si può fare agendo sia su loro stessi che sull’ambiente sociale in cui sono inseriti.

Salute mentale - bufaleNumerose ricerche scientifiche affermano che il lavoro contribuisce al nostro benessere, per cui anche i malati di mente possono lavorare. La maggior parte delle persone che chiedono aiuto per la propria sofferenza psichica sono produttive, inserite socialmente e capaci di raggiungere risultati anche di alto livello utili nel recupero del proprio stato psicofisico.

Ciò che è importante ricordare è che chi soffre di malattie mentali ha delle capacità e delle propensioni che vanno assecondate nella scelta di un lavoro o di un’attività di volontariato (si può svolgere un’attività sentendosi gratificati anche senza remunerazione!).
I principali benefici dello svolgere un lavoro sono: stabilità finanziaria, routine giornaliera, senso di attività strutturata, attività e supporto sociale, ambizione personale, sensazione di utilità, status e identità. Contestualmente, l’essere disoccupati produce stress maggiore, mancanza di autostima, emarginazione, isolamento sociale e affettivo, incapacità nella gestione delle relazioni interpersonali, rischio aumentato dell’uso di sostanze nocive e di sviluppare o di peggiorare una patologia mentale.
Le principali barriere all’impiego di soggetti con problemi di salute mentale sono rappresentate sia dall’inadeguatezza delle offerte lavorative che dalla complessità di fornire team di supporto, ma soprattutto da stigma e discriminazione.
C’è, inoltre, una consapevolezza ormai crescente che la disabilità non è solo frutto delle condizioni di un individuo, ma anche dell’ambiente che lo circonda. Rompere queste barriere rappresenta la chiave per migliorare l’integrazione economica e sociale degli individui con problemi di salute mentale.

Salute mentale - bufaleLa grande maggioranza delle persone con disturbi mentali non sono pericolose, anzi, sono vittime della violenza più frequentemente delle persone che non soffrono di disturbi mentali. In alcune persone, però, che soffrono di disturbi mentali gravi come la schizofrenia o i disturbi di personalità, l’abuso di alcool e droghe può far commettere atti violenti. Esistono, comunque, trattamenti farmacologici e psicosociali efficaci anche per i disturbi mentali gravi, ma l’importante è intervenire precocemente.

Alcuni studi condotti negli Stati Uniti hanno stimato che solo il 3-5% degli atti violenti può essere attribuito ad individui con problemi mentali seri. Infatti, è più probabile che un individuo con problemi mentali seri sia più spesso vittima di un reato rispetto alla popolazione generale (si stima 10 volte in più) o possa commettere il suicidio. Sebbene ci siano studi che segnalino una relazione tra violenza e malattia mentale, il contributo al tasso di violenza, in generale, di soggetti con disturbi psichici è nella realtà minimo. Erroneamente, però, tale relazione viene percepita dalla popolazione generale in maniera esagerata contribuendo, pertanto, alla discriminazione e all’allontanamento degli individui con disturbi psichici.
Alcuni studi hanno rilevato che alcuni fattori di rischio possono aumentare la probabilità di essere violenti nei pazienti con disturbi mentali (schizofrenia o disturbo bipolare). Tali fattori sono, ad esempio, una pregressa storia di violenza, utilizzo e dipendenza da sostanze d’abuso, detenzione giovanile, aver subito abusi fisici, essere vittima di un crimine, aver affrontato un divorzio o la perdita del lavoro. Inoltre, la ricerca suggerisce che un trattamento adeguato (psicofarmaci, psicoterapia, supporto della comunità etc.) può aiutare a diminuire la “violenza” nei soggetti con disturbi mentali.

Salute mentale - bufaleL’anoressia è una malattia che, anche se colpisce principalmente le donne con un rapporto di 9 a 1 rispetto agli uomini, vede in aumento il numero di maschi colpiti soprattutto durante la fase adolescenziale o preadolescenziale. Dati più recenti suggeriscono che questo rapporto sia arrivato almeno a 4:1. Essa rappresenta la conseguenza dell’interazione di diversi fattori/condizioni: biologici, genetici, traumatici, socio-culturali, personali (come mancanza di autostima, perfezionismo, impotenza, sensazione di inutilità, percezione dell’ideale di magrezza etc.) o psichici (come ansia o depressione).

La prevalenza media della malattia nelle donne tra i 12-22 anni, in Italia, si attesta intorno allo 0,9% .
L’anoressia è più di un semplice problema con il cibo: si tratta, infatti, di un rapporto patologico con il proprio corpo, la propria identità e la propria sessualità. Chi ne è affetto è ossessionato dall’idea di prendere peso e diventare grasso. Pertanto, oltre ad evitare cibi ingrassanti, ricorrerà ad un esercizio fisico esagerato, a purghe, diuretici, farmaci anoressizzanti e ad auto procurarsi il vomito.
A lungo termine, l’anoressia può portare ad alterazioni ormonali, problemi di fertilità, alterazioni cardiologiche, osteoporosi, anemia, squilibrio elettrolitico e depressione. Per evitare tali conseguenze occorre un intervento multidisciplinare integrato.
L’assistenza deve mirare sia agli aspetti nutrizionali, ma anche a quelli psichiatrici, psicologici, fisici e socio-ambientali. Inoltre, gli interventi sanitari vanno attuati considerando l’età ed i bisogni individuali di chi ne è affetto.

Salute mentale - bufaleLa dipendenza da psicofarmaci si verifica solo in seguito ad un uso scorretto del farmaco: uso protratto (>6 mesi) senza controllo medico, dosaggio elevato, auto somministrazione con dosi e tempi inadeguati, brusca interruzione della cura e associazione con sostanze d’abuso quali alcool e droghe.

L’utilizzo degli psicofarmaci è legato a particolari situazioni di gravità delle condizioni mentali o per aumentare l’efficacia della psicoterapia. Gli psicofarmaci che possono dare fenomeni di dipendenza sono gli ansiolitici (i più conosciuti sono le benzodiazepine), mentre gli antidepressivi possono dare crisi di astinenza. Queste due categorie di farmaci, insieme agli stabilizzanti dell’umore (utilizzati nel disturbo bipolare) e agli antipsicotici (utilizzati nella schizofrenia), rientrano nella classe degli psicofarmaci. Gli antidepressivi, tra i farmaci agenti sul sistema nervoso, sono quelli più frequentemente utilizzati. Gli psicofarmaci sono medicine che agiscono su specifiche sostanze chimiche presenti nel nostro cervello e sono in grado di curare o di attenuare i sintomi di molti disturbi psichici ma, come per qualsiasi trattamento farmacologico, debbono essere prescritti con competenza, sulla base di corrette indicazioni diagnostiche ed utilizzati sotto controllo medico. Vari studi indicano ampi spazi di miglioramento dell’appropriatezza d’uso dei psicofarmaci nella pratica clinica quotidiana.
Importante, inoltre, è sottolineare che farmaci appartenenti ad una stessa categoria possono essere tra loro profondamente diversi con anche indicazioni terapeutiche diverse.

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