In termini laici, “dipendenza” si riferisce non solo a disturbi da (ab)uso di sostanze riconosciute nocive, ma anche a disturbi comportamentali e compulsivi come lo shopping, l’alimentazione, il sesso, il lavoro, lo sport, il gioco d’azzardo, Internet e la “dipendenza” dai social media. Va inoltre segnalato che comportamenti problematici come l’esibizionismo, la cleptomania e lo stalking condividono anche caratteristiche di dipendenze come impulsività e desideri malsani.
Lo stesso vale per il disturbo da alimentazione incontrollata, per l’anoressia e la bulimia nervosa che sono spesso considerate come “dipendenze da cibo”.
Quando le persone cercano aiuto, c’è spesso un forte desiderio di interrompere il comportamento e contemporaneamente un’incapacità di farlo. La diminuzione dell’autocontrollo è quindi una caratteristica fondamentale sia dei disturbi da uso di sostanze che delle dipendenze comportamentali. La dipendenza può influire sulle persone dal punto di vista biologico, chimico, neurologico, psicologico, medico, emotivo, sociale e spirituale.
L’uso di tabacco, alcol e droghe illecite è diffuso e ha significative conseguenze negative per l’individuo, la sua famiglia e la comunità a cui appartiene. In questa sede, vedremo il potenziale della terapia di desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari (EMDR) per alleviare e risolvere molti tipi di dipendenza.
Si distinguono due approcci: terapia EMDR focalizzata sul trauma e sulla dipendenza. I protocolli EMDR adattati esistenti e la ricerca su entrambi gli approcci vengono rivisti e migliorati continuamente.
Alcune persone sono più vulnerabili di altre a sviluppare un disturbo da dipendenza. Spesso è difficile vedere o ammettere a se stessi che siamo in balia di un trauma che ha innescato una dipendenza.
Ciò che è in comune con tutte le dipendenze è la sensazione che spinge una persona a “usare” alcol, droghe, sesso, gioco d’azzardo, cibo e via dicendo, sperando di far sparire quella emozione negativa.
Una volta utilizzata la “sostanza” scelta, la persona ottiene un certo sollievo. Ma nel tempo, il cervello si adatta e il soggetto non percepisce più lo stesso conforto iniziale. Si sviluppa, pertanto, un desiderio crescente di aumentare il dosaggio di quella “sostanza” per riavere benessere.
La terapia EMDR è un approccio psicoterapeutico integrato e graduale guidato dal modello di elaborazione delle informazioni adattive (AIP). Il modello AIP ipotizza che la psicopatologia sia guidata da ricordi immagazzinati in modo disfunzionale che, quando attivati, sono accompagnati da alti livelli di eccitazione emotiva che possono essere positivi o negativi.
Per il cervello è un evento fisiologicamente stressante, indipendentemente dal fatto che l’esperienza soggettiva abbia una valenza positiva o negativa.
Secondo il modello AIP, le rappresentazioni della memoria di eventi traumatici sono immagazzinate in modo disfunzionale con le emozioni originali, le sensazioni fisiche e le credenze associate a questi eventi. La ricerca neuroscientifica ha dimostrato che il cervello ha la possibilità di sbloccare i “ricordi/traumi congelati”.
Dopo la memorizzazione iniziale di un evento (consolidamento), i ricordi diventano di nuovo plastici durante il richiamo, consentendo di ricodificare o riscrivere nella memoria il nuovo apprendimento.
Pertanto, a seconda delle caratteristiche della nuova situazione, un ricordo può essere unito a ricordi correlati (ad esempio, un uso ripetuto nella dipendenza) oppure possono essere aggiunti nuovi significati e nuove intuizioni, con conseguente indebolimento dell’apprendimento originale. Il riconsolidamento o “aggiornamento” di una memoria acquisita in precedenza può quindi modificare i ricordi originali in meglio.
La terapia EMDR sfrutta il principio del riconsolidamento. I movimenti oculari portano a un indebolimento o desensibilizzazione della memoria originale e la catena di associazioni stimola la modifica dei significati. La memoria rielaborata viene quindi riconsolidata nell’archivio a lungo termine e, se l’obiettivo è stato raggiunto, genera successivamente un impatto comportamentale meno preoccupante, anche in caso di dipendenza.
La teoria alla base del modello del ricordo traumatico afferma che il richiamo della stesso mette a dura prova la capacità della memoria, che di per sé è limitata. Poiché tale ricordo è intrinsecamente intenso, vivido ed emotivamente carico, vi è un sovraccarico sulla memoria.
Pertanto, se un’attività o un compito simultaneo viene eseguito durante il richiamo la vividezza e l’emotività della memoria sono ridotte. La rappresentazione della memoria desensibilizzata e rielaborata viene quindi riconsolidata nella memoria a lungo termine, in un formato meno disturbante.
Attraverso il processo della Terapia EMDR, il soggetto si concentra sull’immagine disturbante, su ciò che si accompagna a quell’immagine, odori, gusto, emozioni e sensazioni corporee.
L’uso di movimenti oculari o altri tipi di Dual Attention Stimulation (DAS) durante il trattamento della terapia EMDR consente di desensibilizzare l’impulso che riduce così l’ansia. Se durante il processo sottostante riemerge un trauma, il terapeuta utilizzerà la tradizionale terapia EMDR per mitigare il trauma che sta ancora causando angoscia.
Oltre ad affrontare il trauma sottostante, i clienti – con l’aiuto del terapeuta – possono sviluppare nuove capacità di coping che non coinvolgano la loro “droga” preferita. L’utilizzo della terapia EMDR per affrontare il trauma aiuta a guarire il passato, in modo che alla fine le persone sentano meno bisogno di “usare” una sostanza o un comportamento dannosi per gestire le problematiche della vita.
In conclusione, sia i dati clinici che quelli di laboratorio suggeriscono che l’EMDR può essere utile per ridurre l’intensità negativa delle immagini immagazzinate nella memoria e il desiderio nocivo legati sia al comportamento malsano che al trattamento della dipendenza di sostanze nocive.
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